penelope #24
Bentrovati su penelope, la newsletter che segnala che lì, proprio lì, c’è un racconto bello da leggere online. E che da qualche tempo si è messa in testa anche di segnalare qualche articolo interessante e qualche nuova uscita in libreria, — il tutto, rigorosamente, a tema racconti. Pronti? Andiamo.
Racconti
Quella che sto per raccontarvi è la storia più strana che mi sia capitato di vivere: la prima, giacché sono sempre stato un uomo semplice, che non ama l’avventura; e quasi certamente anche l’ultima. Mi rendo conto che sia difficile prestare fede alle mie parole, ancor più difficile potrebbe essere accettare quelle che parrebbero vane farneticazioni perfino al cuore più avvezzo alle assurdità del mondo; tuttavia vi prego, qualora non riusciate a fidarvi di me, di dare credito ai vostri occhi. Il negozio di uccelli del signor Nakamura si trova ancora oggi al centro di Harajuku, uno dei quartieri più insopportabilmente chiassosi di Tokyo; e anche se adesso è coperto da un telo, anche se qualcuno ha pensato bene di dare il negozio alle fiamme, è possibile infilarsi sotto all’orlo della plastica, di notte, quando in giro c’è poca gente, e sbirciare dentro i resti carbonizzati dell’edificio, premendo il naso sulle vetrine sporche, osservando lo scintillio sommesso di una qualche gabbia per uccelli ancora intatta, gabbie intere con le sbarre dritte, risparmiate prodigiosamente dal fuoco.
Claudia Grande, Gli uccelli del signor Nakamura; continua su «l’Indiscreto», qui
Chiamatemi pure Steinbeck. Ma come i grandi narratori del suo stampo, penso che tutto ruoti attorno ai soldi. Un campo di concentramento valutario. $Auschwitz$. Se la gente fosse meno ipocrita, se la gente dicesse fin dall’inizio che le cose stanno così. Invece dicono: stress, tante cose da fare, responsabilità, scuola dei bambini, moda e televisione. Più il denaro è importante e più si dicono menzogne che ne nascondono l’importanza. Nella mia vita, io sono stato poverissimo, ricchissimo, povero, ricco, medio, medioricco, mediopovero. Si può dire che si inizia a respirare, almeno così la vedo io, dal momento che si ha una carta di credito. Se hai una carta di credito, il novanta per cento delle cose ti riesce più facile. In generale, dopo che hai una carta di credito, si instaura un rapporto morboso, a volte di natura anche esplicitamente sessuale, tra te e uno o più impiegati della tua banca.
Giordano Tedoldi, Steinbeck; continua su «minima&moralia», qui
Rubén, il più illustre pittore messicano, era pazzo d’amore per la sua modella Isabel che, da parte sua, aveva un legame romantico con un artista rivale il cui nome poco importa. Isabel chiamava Rubén il suo piccolo “Churro”, che è una specie di dolcetto, oltre a essere un nome molto diffuso tra i cagnolini messicani. Rubén lo trovava un nome delizioso e diceva a chi andava a trovarlo in studio: “E adesso mi chiama ‘Churro’! Ah! Ah!” Quando rideva gli ballava il panciotto perché stava ingrassando. Allora Isabel, che era alta e magra, con le dita lunghe e affusolate, ficcava le mani dentro un mazzo di fiori che Rubén le aveva regalato e spargeva tutti i petali, oppure urlava: “Sì, come no!” in tono di scherno, e gli sporcava di pittura la punta del naso. L’avevano anche vista tirargli i capelli e le orecchie senza pietà.
Katherine Anne Porte, Il martire, traduzione di Giovanna Granato; continua su «Cattedrale», qui
Link
«The best hygiene for beginning writers or intermediate writers is to write a hell of a lot of short stories. If you can write one short story a week—it doesn’t matter what the quality is to start, but at least you’re practicing, and at the end of the year you have 52 short stories, and I defy you to write 52 bad ones. Can’t be done. At the end of 30 weeks or 40 weeks or at the end of the year, all of a sudden a story will come that’s just wonderful.».
Su Lit Hub, un’antologia dei consigli di scrittura di Ray Bradbury
In libreria
Torna in libreria dopo qualche anno di assenza — l’edizione Einaudi è del 2001, e ormai fuori catalogo — Proprio quella notte di Tobias Wolff (lo pubblica Racconti edizioni, con la traduzione di Laura Noulian e una prefazioni di Paolo Cognetti). Una buona occasione per chi, come me, non l’ha ancora letto. Cosa aggiungere? Uhm, per esempio un blurb di Carver: «Quelli di Tobias Wolff sono racconti morali, ma non pretendono di ammonire, o insegnare alcunché. Possono essere divertenti. Ma possono anche raggelare. Tutti, senza esclusioni, hanno qualcosa da dire sulla condizione dell'uomo». Nuff said.
Dopo l’ottimo Sacrifici umani, gran vía recupera il libro precedente della scrittrice ecuadoriana María Fernanda Ampuero (il titolo originale è Pelea de gallos). Si intitola Le bestie, ed è tradotto da Francesca Lazzarato.
Infine, una segnalazione: a partire da ottobre avrò l’onore e il piacere di tenere un corso online per la scuola Holden, dedicato, indovinate un po’?, ai racconti. Si intitola Un bacio da uno sconosciuto, e se la cosa vi incuriosisce trovate informazioni più dettagliate qui.
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